giovedì 13 novembre 2014

Dalle violenze sulla Terra a quelle sugli uomini:gli impollinatori umani in India

IMPOLLINATORI UMANI… (Tratto da un articolo di Repubblica a firma Raimondo Bultrini). 
Sono gli schiavi del cotone, il fenomeno del lavoro forzato dei bambini nei campi di cotone è stato scoperto dalla Ong Prayas durante una ricerca sui flussi migratori tra Rajastan a Gujarat. 

La regione del Gujarat sta vivendo un momento “florido”, e i produttori di questa zona si sentono “baciati dalla fortuna”, grazie alla Monsanto, che ha fatto arrivare un cotone transgenico o B.T., resistente ai parassiti, e capace di riprodursi in grandi quantità, ma con effetti collaterali che sono in gran parte incontrollabili. 
A causa dell’uso di pesticidi, l’impollinazione naturale non è più possibile, e quindi per impollinare il cotone serve l’essere umano, facile quindi orientarsi verso i bambini, ormai carne da macello, i quali hanno le mani piccole, e possono infilare le punta delle dita nel fiore a prelevare il seme dal pistillo per sfregarlo contro la pianta femmina.
Sarebbero oltre 400 mila i bambini coinvolti, provenienti quasi tutti da tribù animiste e “fuoricasta”. Il lavoro inizia alle 4 del mattino perché la pianta del maschio si apre al buio e quando arriva la luce non si può più prendere il seme per impollinare. Poi si lavora fino alle sei, quasi sempre nel fango perché la raccolta del cotone avviene tra Agosto e Settembre quindi tempo di monsoni. 
Se si lascia indietro qualche fiore, i bambini vengono malmenati o bastonati, finito il lavoro dell’alba viene dato un po’ di tè, e poi alle otto si torna nei campi fino a mezzogiorno. A quell’ora si mangia un roti (un pane di frumento) quasi sempre senza nulla, solo qualche volta accompagnato da una pasta di curry e burro cagliato, cosi anche alla sera quando finisce il lavoro alle otto.

Approfondimenti in questo articolo PDF

giovedì 6 novembre 2014

L'allegoria dei lunghi cucchiai


Bellissimo questo video della Caritas.

L '"allegoria dei lunghi cucchiai" ci insegna che quando lottiamo per nutrire solo noi stessi, ognuno soffre la fame. Ma quando ci si concentra sulla fame del nostro vicino, scopriamo che ci sono modi per sfamare tutti.

I cucchiai (le condizioni, gli strumenti a disposizione) sono sempre gli stessi, ma cambia l'attitudine e il modo di utilizzarli.

Come dice lo slogan della Caritas: One Human Family, Food for All!